È risaputo che vi sono taluni prodotti che più di altri sono oggetto di contraffazione, alterazione, truffe, furti, frodi, e dove vi è la necessità di tracciare il loro ciclo di vita, ed in molti contesti questo è stato fatto tramite l’ausilio di certifiati o attestati, per la maggior parte cartacei ed emessi da pochi soggetti, che però proprio per questi motivi presentano la criticità di essere facilmente contraffatti. E’ il caso per esempio dei diamanti, dove a causa di truffe, frodi e furti, è stimato un costo annuale per le assicurazioni di circa 50 miliardi, ed il tutto causato dalla estrema difficoltà, se non impossibilità, di dimostrare con assoluta certezza la provenienza dei singoli diamanti e la storia dei loro proprietari. Un progetto avviato da una start-up Londinese sembra aver risolto il problema, e prevede che per ciascun diamante venga prodotta una vera e propria impronta digitale, cioè un certificato digitale riportante le proprietà del singolo diamante, quali i carati, il colore, la purezza, il taglio, etc (si arriva a descrivere sino a 40 proprietà), dopodiché il suddetto certificato viene pubblicato nel DL affinché chiunque autorizzato lo possa consultare, e ad ogni passaggio di proprietà, il DL viene aggiornato tramite smart contract e secondo le regole del consenso decentralizzato. L’iniziativa sta riscuotendo notevole interesse, e ad oggi è già stata applicata ad oltre 1 milione di diamanti, grazie ad accordi presi con le agenzie di certificazione, le imprese di assicurazione e le società di commercializzazione di diamanti. Quanto detto per il settore dei diamanti, vale naturalmente anche in altri settori simili, quale per esempio quello dell’arte, dell’antiquariato, degli orologi di fascia alta, dei vini pregiati, oppure dell’agroalimentare per tracciare la provenienza di particolari prodotti. Anche in questi settori, vi sono progetti per tracciare il ciclo di vita dei beni, tramite l’ausilio della tecnologia dei DL e dove i vari passaggi di proprietà vengono perfezionati non da una singola persona o ente, ma secondo le regole del consenso decentralizzato (da parte quindi di più soggetti) tipiche appunto della tecnologia dei DL. Nel settore vinicolo ad esempio, dove alcune ricerche hanno stimato che circa il 20% delle bottiglie di vino pregiato sono contraffatte, come in quello dei diamanti è stato avviato un progetto di tracciabilità dei prodotti basato sulla tecnologia dei DL e del consenso decentralizzato, e dove il singolo consumatore potrà reperire in modo semplice e veloce le informazioni utili a dimostrare l’autenticità della provenienza di quella specifica bottiglia divino e con l’assoluta certezza che non sono state perpetrate frodi o contraffazioni, il che consente di avere un aumento di valore del prodotto che varia dal 20 al 30%. Un altro esempio, ad oggi tra i più importanti se escludiamo il settore finanziario, è il recente progetto pilota avviato da Walmart e con il supporto tecnologico di IBM, per tracciare la filiera della carne di maiale in Cina, e quindi tracciare e registrare nei DL i singoli passaggi dall’allevatore di maiali sino agli scaffali ove i consumatori Cinesi acquisteranno il prodotto negli store di Walmart, e che in una fase successiva sarà estesa anche ai prodotti venduti negli store Americani.
Un altro esempio di impiego della tecnologia dei DL, soprattutto facendo leva sulle peculiarità degli smart contract, è la riconciliazione dei documenti amministrativi delle imprese in modalità decentrata, demandando quindi tale attività al consenso decentralizzato dei DL. In sostanza la riconciliazione a tre vie (cioè la riconciliazione che coinvolge tre documenti quali gli ordini, i documenti di trasporto, e le fatture), così come le riconciliazioni a due vie (cioè la riconciliazione che coinvolge due documenti quali gli ordini e le fatture), potrebbero essere eseguite all’ interno dei DL e quindi non sarebbe più necessario emettere i documenti (sono già prodotti nel DL e quindi accessibili dalle parti), conservarli (sono già nel DL e quindi conservati), ed esibirli (sono accessibili da chiunque autorizzato e quindi distribuibili). Un esempio potrebbe essere il caso dell’impresa Alfa che con il proprio fornitore Beta decide di impiegare gli smart contract per eseguire gli ordini di acquisto. Anche in questo caso tramite apposito software viene generato uno specifico smart contract (cioè un codice di programma) in grado di gestire in totale autonomia l’esecuzione dei futuri ordini di acquisto, dopodiché lo smart contract ed i relativi parametri verranno caricati su un DL tramite l’ausilio di una piattaforma open source di gestione degli smart contract. Al verificarsi di un prestabilito evento, che sarà acquisito dallo smart contract da una predefinita fonte (per esempio l’evento potrebbe essere la presenza nel magazzino di certo numero di bancali del prodotto xyz), lo smart contract verifica la disponibilità del prodotto xyz da una predefinita fonte riconducibile al fornitore Beta, dopodiché da esecuzione all’ordine di acquisto il che significa che il cliente ha emesso l’ordine di acquisto ed il fornitore lo ha accettato. Diversamente da una gestione degli ordini di acquisto eseguita secondo i tradizionali canali quali email o messaggi EDI, in questo caso l’esecuzione dell’ordine di acquisto tramite smart contract è immediata, irrevocabile, immodificabile, e validata in forma decentralizzata, con alcune informazioni in chiaro ed altre in forma cifrata e tutte memorizzate all’interno del DL, e quindi accessibile anche da parte di terzi soggetti autorizzati, quali per esempio il trasportatore, la banca dell’acquirente, la banca del fornitore, auditor, etc. Quanto appena detto per gli ordini di acquisto vale naturalmente anche per i documenti di trasporto e per le fatture, ed anche per questi documenti non vi è la necessità di una loro emissione e ricezione (sono consultabili da parte di entrambi le parti nel DL) e conservazione (sono conservati nel DL).
La tecnologia dei DL è una tecnologia che potrebbe avere delle interessanti applicazioni nei processi contabili, amministrativi e di supply chain, occorre rilevare però che siamo in una fase ancora pionieristica, con tutti i vantaggi e svantaggi che questo comporta. È comunque necessario, come è già successo in altre occasioni, monitorare i nuovi progetti e le nuove applicazioni, perché di certo è una tecnologia estremamente interessante ed innovativa, ed in grado di introdurre nuovi modelli di business.
A livello
europeo manca a oggi una disciplina di settore. Diverse sono le questioni da dirimere per rendere compatibili le caratteristiche della blockchain con i molteplici dubbi e ostacoli legislativi a oggi esistenti: nel 2019, l’EU Blockchain Observatory and Forum, istituito dalla Commissione Europea, ha evidenziato la necessità di adottare una normativa organica per assicurare il pieno sviluppo della blockchain, con indicazione di specifiche aree di intervento (tra le altre, responsabilità e protezione dei dati, riconoscimento legale dei registri distribuiti a livello territoriale). Risoluzione 4.10.2018 “Tecnologie di registro distribuito e blockchain: creare fiducia attraverso la disintermediazione”:
il Parlamento europeo aveva individuato molteplici ambiti di operatività e opportunità offerte dalla tecnologia, tra cui:
- sostegno nelle supply chain;
- incremento della trasparenza verso il consumatore;
- visibilità e controllo di conformità del prodotto;
- rispetto della sostenibilità e dei diritti umani;
- riduzione del rischio di contraffazioni e illeciti penali;
- agevolazione dei controlli doganali;
- tracciabilità dell’intero percorso del prodotto;
- agevolazione nell’attività di comunicazione e di marketing.
Per quanto riguarda la disciplina italiana, la L. 1.02.2019, n. 12 ha definito le tecnologie basate su registri distribuiti e smart contract, demandando al Mise l’elaborazione di standard tecnici per la blockchain.Il Mise ha avviato la sintesi per la consultazione pubblica della “Proposta per la strategia italiana in materia di tecnologie su registri condivisi e blockchain”, commissionando all’Ocse un report sull’ecosistema della blockchain in Italia, per le piccole e medie imprese e per l’imprenditoria.